Nel mondo dei materiali industriali di nuova generazione si sta facendo strada una piccola rivoluzione nel settore del fotovoltaico grazie alla perovskite.
La necessità di migliorare le rese di trasformazione dell’energia solare in energia elettrica ha spinto la ricerca su nuovi materiali ed il vincitore ad oggi sembra essere questo titanato di calcio che deve il suo nome ad un ricercatore russo.
Alla ricerca di nuovi materiali per il settore energetico
Attualmente i rendimenti delle celle silicee sono al di sotto del 20% di conversione, mentre la perovskite si attesta verso il 25/27%, toccando in laboratorio soglie del 30% , aprendo scenari di sostituzione progressiva del silicio.
Dalla sua industrializzazione il pannello fotovoltaico non ha conosciuto rivoluzioni o migliorie significative, non rispettando la progressione geometrica nell’update tecnologico cui siamo abituati per altri prodotti quali ad esempio gli smartphone.
La perovskite ha portato l’industria di settore a una forte spinta mirata al cambiamento: grandi impianti di produzione sono già in corso di realizzazione e ben presto ne vedremo l’utilizzo su larga scala di questi nuovi pannelli ad alto rendimento.
La necessità di miglioramento del rapporto di conversione è assoluta, in quanto non è pensabile per il futuro l’occupazione di grandissimi spazi, pur se incolti, per la realizzazione di campi fotovoltaici. La recente escalation degli impianti flottanti trova una limitazione negli specchi d’acqua disponibili ed adeguati, che devono essere per forza non marittimi o soggetti a moto ondoso rilevante. Gli edifici rimangono quindi le location ideali per i pannelli fotovoltaici ed è necessario che la loro efficienza in rapporto alla superficie occupata sia massima.
Poter contare quasi su un raddoppio delle produttività consentirà anche alle piccole realtà che non dispongono di tetti ben orientati o solo di facciate illuminate dal sole di poter accedere a questa fonte di energia davvero infinita e con uno strumento di minor impatto ambientale rispetto alle “vecchie” celle al silicio.