Bio materiali, valorizzazione degli scarti agricoli

L’urgenza di intervenire per la riduzione degli effetti dell’inquinamento ambientale sui rapidi cambiamenti climatici del pianeta prima che questi diventino irreversibili ci spinge a ripensare e rivalutare l’impego di molti scarti delle attività agricole e di trasformazione dei prodotti alimentari al fine di ottimizzarne il loro utilizzo.

Nuovi materiali dalla natura

All’interno di questa ricerca vanno a inserirsi le biomasse provenienti da trasformazioni di prodotti agricoli o dalla semplice raccolta degli stessi, spesso poco valorizzate o addirittura semplicemente bruciate o interrate direttamente sui terreni agricoli di coltivazione.

Un occhio di riguardo va alla filiera degli scarti di oleificazione, in particolare a quelli ottenuti dalla spremitura delle olive.

La parte di minor interesse degli scarti è sempre stata la foglia, che viene separata dalle olive post raccolta e pre-spremitura, il cui destino era ed è ancora di frequente, la semplice distesa negli appezzamenti agricoli quali ammendante naturale.

Oggi, assieme all’acqua di spremitura e lavaggio e alla sansa, che insieme costituiscono quasi il 70% della massa raccolta negli oliveti, attraverso procedimenti del tutto biologici ed eco compatibili, è possibile estrarre conveniente da questa biomassa una gamma di elementi.

Come già alcuni sanno, dalla sola sansa si può procedere al recupero di una percentuale residua di olio oltre a un importante quantitativo di polifenoli e altri microelementi che sono richiesti dall’industria farmaceutica per la nutraceutica e la cosmesi.

Quello che rimane oltre a un’acqua idonea per l’irrigazione o l’abbeveramento animale, è una massa fibrosa, da cui sono stati tolti tutti gli elementi “di valore”, che a questo punto può essere facilmente utilizzata, in quanto secca, come combustibile solido, oppure ad integrare altri scarti agricoli per la produzione di biogas nei classici biodigestori.

Aerogel: per i villaggi marziani e non solo!

La scienza ci insegna che potrebbero passare secoli prima che l’uomo possa davvero realizzare stazioni permanenti abitate su Marte.

Ad accelerare i tempi potrebbe contribuire il materiale futuristico chiamato aerogel.

Il materiale più leggero, più resistente, più isolante fino ad ora conosciuto potrebbe così contribuire ad una rapida colonizzazione, consentendo di realizzare “in sito” edifici capaci di ospitare vite umane garantendo di poter controllare con semplicità la temperatura interna, impedendo alle radiazioni solari nocive di penetrarvi, lasciando che la luce necessaria per la vita e la fotosintesi possa invece entrare.

Tutto questo con pareti di pochi centimetri, non necessitati di pesanti strutture di sostegno, facilmente edificabili anche in condizioni ambientali di bassa gravità.

Un materiale per la vita lontano dalla Terra

Si è anche ipotizzato di usare lastre di aerogel per poter sfruttare il ghiaccio presente ai poli marziani, al di sotto dei quali potrebbe sciogliersi senza evaporare e così dare acqua ai coloni.

Con una densità inferiore di 15 volte quella dell’aria e una conducibilità termica quasi nulla, stanno venendo studiate tutte le possibili applicazioni in ambito aerospaziale, ma anche per il trasporto terrestre, per alleggerire i veicoli e isolarli al meglio senza dover ricorrere ai grandi volumi degli attuali isolanti di uso comune.